• lemitcA, vasetti in plastica di jogurt, pietre.(1)
  • 18 - REIN VOLLENGA_untitled_scultura indossabile
  • 12 - ANYA KIVARKIS_ spilla_Movement Image I
  • 11 - Ana Rajcevic, ANIMAL. The Other Side of Evolution, oggetto da testa_2012
  • 8 JAYNE WALLACE_medaglione_Daguerre locket
  • 6 - LAUREN KALMAN_oggetto indossabile Flourish_1b
  • 5 -Kasumi Nagano_spilla, untitled 006
  • 4 -Barbara Paganin_memoriaaperta-18a

PREZIOSA| Firenze 28 aprile – 2 maggio 2022 | Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi

on aprile 1 | in Eventi, In evidenza | by | with Commenti disabilitati

PREZIOSA, la mostra principe della FLORENCE JEWELLERY WEEK 2022, manifestazione dedicata all’affascinante microcosmo del gioiello contemporaneo che si terrà dal 28 aprile al 2 maggio in varie sedi della città, sarà allestita alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi. I nove artisti invitati sono tutte personalità affermate e pluripremiate dello scenario artistico internazionale: Lauren Kalman, Anya Kivarkis, Rein Vollenga, Sam Tho Duong, Jayne Wallace, Kazumi Nagano, Conversation Piece (Beatrice Brovia & Nicolas Cheng), Ana Rajcevic e Barbara Paganin.

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Uno degli obiettivi principali della FJW2022, curata dal binomio Giò Carbone e Alice Rendon, è quello di comprendere, attraverso il lavoro di questi autori presentato nella mostra, come si stiano ridefinendo gli orizzonti del gioiello contemporaneo, campo che si trova oggi a misurarsi con il progressivo disfacimento di categorizzazioni ormai obsolete, aprendosi alla fusione dei linguaggi espressivi e all’intersezione delle pratiche artistiche.

In PREZIOSA non solo gioielli quindi, ma anche sculture indossabili in grado di trasformare nel profondo il loro indossatore, avanzando un concetto di “decorazione” che arriva a ridisegnare i corpi, riplasmandone estetica e identità.
Altro tema cardine è la smaterializzazione dell’oggetto nell’era del digitale, fondata sulla cultura dell’immagine e veicolata dalle nuove tecnologie, capaci anche, per contro, di offrire nuove possibilità di connessione, nella creazione di gioielli dal contenuto multimediale.
Questione d’attualità che interessa la produzione contemporanea di ornamenti è la pratica dell’upcycling, ovvero del riciclo creativo, che conferisce nuovo prestigio a oggetti e materiali di recupero, di cui viene rinnovata la destinazione e la cui preziosità è risultato dell’abilità dell’artigiano.
Saggezza tecnica e intellettuale si riflettono non solo nel lavoro degli orafi e designer rappresentati nella mostra principe, ma connettono più generalmente le diversi occasioni espositive di tutto l’evento.

Le installazioni vestibili dell’olandese Rein Vollenga aprono a mondi immaginativi e onirici, talvolta perturbanti, attraverso la metamorfosi estetica offerta da questi esemplari scultorei che raccontano di esseri mutanti, di corpi ibridi e contaminati.

La serba Ana Rajcevic tenta di ricucire la frattura tra il mondo animale e quello umano, individuando possibili modelli evolutivi, utopici più che distopici, che accolgano il concetto di “alterità” e riportino l’essere umano alla sua condizione originaria più profonda, in armonia con l’ambiente naturale.

La statunitense Lauren Kalman scava nelle convenzioni storiche legate al mondo dell’artigianato allo scopo di scardinare modelli distorti di bellezza femminile, veicolati da una cultura contemporanea fondata sul mito dell’immagine.

Così Anya Kivarkis, anche lei statunitense, lavora sull’immagine, ovvero sulla rappresentazione del gioiello, tradotto in una serie di nuovi originali che ricalcano le diverse prospettive di lettura e di comprensione dell’oggetto, attentamente ricostruito nel metallo poiché considerato testimonianza storica del suo tempo.

L’inglese Jayne Wallace riscopre nelle potenzialità offerte dalla tecnologia quella di connettere emotivamente i fruitori dei suoi gioielli multimediali, e non solo, perfino la capacità di sollecitare il senso del sé nel decorso di malattie neurodegenerative, celebrando la straordinaria forza poetica e psicologica che da sempre risiede nell’oggetto-gioiello.

Conversation Piece, la coppia italo-hongkonghese formata da Beatrice Brovia & Nicolas Cheng, ci ricorda invece che la realtà virtuale cui abbiamo accesso dai nostri dispositivi nasconde paradossalmente tutto un universo profondamente “materico”. Con l’aiuto di ditte specializzate, questi artisti recuperano dalle discariche i minerali di cui sono fatti i device che ci accompagnano nel nostro quotidiano, dirottando l’indagine sui materiali che meglio riflettono il nostro tempo e costringendoci ad interrogarci sul peso della nostra connivenza rispetto all’impatto ambientale e sociale dell’industria estrattiva mineraria.

L’italiana Barbara Paganin recupera dai mercatini dell’usato e dal suo armamentario personale vecchie fotografie, oggetti in miniatura in argento e porcellana, spesso segnati e consumati dal tempo, che richiamano tutto un mondo vivido e carico dei ricordi più commossi dell’infanzia.

Il vietnamita Sam Tho Duong taglia, piega e assembla insieme secondo una logica di incastri vasetti di yogurt esauriti, per creare straordinarie configurazioni trasformabili da indossare come spettacolari gorgiere e regalando così alla plastica nuovo fascino e nuovo valore.

Infine, Kazumi Nagano applica alla gioielleria tecniche tessili e pittoriche tradizionali dello stile giapponese, per costruire forme astratte, al contempo leggere e resistenti, capaci di imitare tanto la fragilità quanto la forza rigenerativa della natura.

 

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